Il richiamo del Muezzin corre assieme al vento e scende in picchiata fra i vicoli dei suq, muove gli oggetti e offre una piacevole tregua ai venditori di frutta secca. Le preghiere ad Allah, oggi forse verranno esaudite.
Non so dirvi se alla fine della giornata il venditore d’arance sia tornato a casa soddisfatto, non so neanche se le scimmiette hanno continuato ad urlare chiuse nelle loro gabbie.
Quello che so è che Ali è certo che noi passeremo per quel vicolo impolverato della medina. Avrà avuto si è no una cinquantina di anni. Il volto solcato da rughe espressive dalle quali si vede il tempo scorrere quasi fosse un fiume in piena.
I suoi occhi liquidi incrociano i nostri, con fare deciso dà una svolta alla sua giornata sonnecchiosa passata al di là di una spoglia bancarella. Si alza e ci viene incontro, ci percepisce avversi alla contrattazione che riguarda il piccolo oggetto che porta con sé. Indossa occhiali tondeggianti che gli scivolano di continuo sul naso, ci guarda dalle lenti opache e parla quasi perfettamente italiano. Le parole sibilano fra lo spazio creato dalla mancanza di due denti e il suo fare è ipnotico.
Ci indica la strada verso un piccolo negozietto di spezie e noi ci lasciamo trasportare.
Decidiamo di non imporci tappe fisse, da quel che abbiamo capito dopo tre giorni di permanenza, Marrakech non è avvezza a farsi domare.
Con Ali passiamo un’ora in giro tra Associazioni Femminili e produttori di tappeti. A starlo a sentire è il suo compleanno e vuole invitarci a bere il tè. Mi chiama principessa e mi racconta la sua storia fra il Marocco e l’Italia. Lo lasciamo andare poco dopo con una piccola mancia e torniamo alla nostra realtà.
La giornata passa veloce tra la folla incessante di Marrakech, cala la sera e con lei si accendono le griglie, sono le padrone della piazza e il fumo cammina silenzioso invadendo anche i vicoli più stretti della medina.
Decidiamo di tuffarci per l’ultima volta tra la folla dei suq quando una voce famigliare spezza il frastuono. “Principessa”, ci giriamo e vediamo Ali che sfodera il suo sorriso sdentato e ci viene incontro.
Ha cambiato vestiti, indossa una tunica bianca simile ai camici dei nostri farmacisti ma più autentica e vissuta. Stavolta vuole portarci a vedere il suo negozio e a conoscere i suoi amici. In cambio non chiede niente, solo la possibilità di poterci mostrare il volto della città che più gli è famigliare.
E noi per la seconda volta in questa giornata, ci facciamo guidare controsenso in quel formicaio operoso. Finalmente abbiamo una direzione, sembriamo quasi meno turisti, a dirla tutta ora mi sento come una principessa a Marrakech.
Ah, questo che vedete nella foto sotto è Ali.
La foto è mossa, mi scuso ma volevo darvi prova della sua esistenza.
Ali è quello più scuro, l’altro è Valerio ovviamente.
No, non è un narcotrafficante, è solo un omino strano ma molto, molto chiacchierone!
Da grande vorrei viaggiare e scrivere di viaggi, nel frattempo provo a viaggiare e a scrivere di viaggi. Social Media Specialist, Travel Blogger e Founder di diquaedila.it
Stefania, nata a Milano, città con la quale ho un rapporto di amore/odio.Ora vivo in Olanda con la mia famiglia!
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