Scoprire un luogo grazie alla sua cucina è una delle tante cose che mi appassionano in viaggio. Non mi tiro mai indietro, neanche nei casi più estremi, come quella volta che ho provato gli insetti in Thailandia o il cuy in Perù.
Sapevo che a New York avrei trovato di tutto e di più: se è vero che cinque giorni sono pochi per girare la città in lungo e in largo, ancor più vero è che bastano appena per provare ad assaggiare giusto il dovuto.
Iniziamo sfatando un mito che getta solo fumo negli occhi: a New York non si mangia male.
Dovete mettervi nell’ottica di essere in una grandissima metropoli, in cui il tempo è scandito dal suono dei clacson, dal via vai di gente che si snoda per le arterie pulsanti della city e che non si ferma mai.
La Grande Mela è multietnica, si può provare davvero di tutto e in ogni angolo della strada.
A New York non patirete la fame e le vostre papille gustative non si annoieranno mai.
Noi italiani siamo fissati con il cibo, a volte cadiamo vittime dei nostri stessi pregiudizi: pensiamo che solo a casa nostra si possa mangiare bene, siamo anche fin troppo autoreferenziali. Che noia.
In Italia si mangia divinamente, non si può negare, le pietanze variano di zona in zona, siamo maestri creativi ai fornelli. Ma quando ci mettiamo a paragonare i nostri piatti con quelli degli altri Paesi diventiamo pesanti.
Dal momento in cui decido di aprirmi verso un’altra cultura lo faccio a 360°; cerco di lasciare a casa i pregiudizi ed immergermi fra le usanze del Paese che mi ospita, ed è bellissimo.
La pizza e gli spaghetti me li cucina la mamma quando torno, ecco.
Così anche a New York abbiamo camminato tanto e a volte l’abbiamo fatto solamente per raggiungere un obiettivo: provare almeno alcuni dei piatti che ci eravamo ripromessi di assaggiare.
Fra i milioni di locali che propongono hamburger all’americana abbiamo scelto Shake Shack e non ce ne siamo pentiti.
Qui la scelta non è ampissima come in altre hamburgerie, ma sia il pane che la carne sono veramente buoni.
Sinceramente mi aspettavo che i panini fossero più grandi, invece sono riuscita anche a finirlo.
Il dettaglio zozzoso lo fanno senza dubbio le patatine: completamente ricoperte di salsa al formaggio. Concedetevele, a New York non si viene per stare a dieta!
Una curiosità: il locale si chiama così per via del telecomandino che vi danno dopo avere fatto l’ordine, che vibra quando è il vostro turno di ritirare il cibo.
Costo totale: sui 15 $ per il menù panino, bibita e patatine. Disponibile refill di salse e acqua naturale.
Specialmente quando non c’è molto tempo a disposizione, fermarsi al bar o al ristorante per tutti i pasti diventa impegnativo. Fortunatamente a New York i camioncini che propongono cibo di strada sono ovunque.
Offrono una gran varietà di cibo messicano, indiano, kebab, panini al pesce, vegetariani, patate ripiene e così via. Per la colazione si può optare per bagel, croissant, ciambelle e muffin.
Io ho assaggiato un bagel al burro e mi sono ustionata la lingua con un tè che non finiva mai (che si può scegliere con l’aggiunta di latte o zucchero).
Costo totale: bagel 2$, tè circa 1$
L’avevo messo nella mia lista dei desideri ancora prima di partire perché Valentina di Diario in Viaggio me ne aveva fatto venire voglia.
E così è stato: quando ci siamo imbattuti per caso in questa bontà, senza neppure cercarla, non ho meditato neanche un secondo, ho dovuto averla.
Al Chelsea Market, il famoso mercato che si trova in zona Chelsea, costruito nella ex fabbrica dei biscotti Oreo, di fronte alla sede di Google, c’è una pescheria bellissima che offre la possibilità di assaggiare molti tipi di pesce fresco. Tra le opzioni anche il sublime panino con l’aragosta.
Costo totale: 17$ solo panino
Delizioso, come mai l’avevo mangiato.
In questo locale situato in zona East Village trovato per caso su tripadvisor (Ippudo) siamo entrati senza farci troppe domande e con lo stomaco che brontolava. Abbiamo ordinato uno delle tante proposte di Ramen godendoci lo spettacolo della cucina a vista, con tanto di cuoco acrobatico.
Qui è possibile ordinare la prima porzione di Ramen e, se doveste avere ancora fame, fare il bis gratis.
Il Ramen non è cibo, è filosofia.
Costo totale: 25$ con bibite e mancia inclusa
E dove se no?! Se anche voi, come me, siete amanti dell’Asia, non potrete certo escludere dal vostro viaggio un bel giro con cena nel quartiere di Chinatown.
Non ho particolari consigli su piatti e ristoranti, se non quello di lasciarvi trasportare dall’intuito ed osservare il via vai di persone, soprattutto orientali, che affolla questi locali.
I prezzi sono molto onesti, le pietanze ricche.
Costo totale: 20$ per una cena completa
Il Brunch domenicale è un particolare per il quale avrei perso volentieri il volo di ritorno, se fosse stato necessario.
Dopo il gospel ad Harlem ci siamo spostati in zona Chelsea e ci siamo divertiti ad ordinare di tutto e di più da Elmo, un locale gay friendly che offre ottimi piatti che vanno dalle uova rancheros, dal tocco messicano, passando per sandwich deliziosi e hamburger di salmone, fino a concludere in bellezza con pancakes, french toasts e cheesecakes.
Costo totale: sui 30$ a testa
Lui, quello famoso di Kat’s Delicatessen. Quello di Harry ti presento Sally, dell’orgasmo e delle numerose foto di vip appese alle pareti.
Quello di cui mi avevano parlato in tanti, che divideva il mondo in adepti e contrari.
Ma cos’è davvero il pastrami?
Da wikipedia cito testualmente: il pastrami (in rumeno pastramă) è una popolare specialità gastronomica della cucina romena di solito a base di manzo, ma anche di maiale e di montone. Altre varianti le si trovano in Turchia e Israele. Si presenta come il carpaccio o come il prosciutto e cioè in fettine molto sottili con varie salse associate o verdure come cavolo e crauti. È molto utilizzato negli Stati Uniti d’America, essendo stato importato dagli immigrati romeni all’inizio del XX secolo, soprattutto come street food, dove viene mangiato con due fette di pane di segale oppure come guarnizione per insalate e hamburger.
Con il pastrami è stato dapprima amore, ma poi è subentrata una certa pienezza dovuta con tutta probabilità alle decine di strati di carne costretti in queste due fettine di pane di grano saraceno e una spalmata di senape.
Come accompagnamento, gli immancabili cetriolinioni sottaceto. Così buoni quanto bastardi da digerire.
Costo totale: sui 20$ solo panino
Sempre dai camioncini di food truck, si acquista quando si ha un lieve languorino. È più l’idea di assaggiare uno dei mitici hot dog, perché in realtà è proprio inconsistente. Ma andava fatto.
Ho addentato l’hot dog pensando a quei tizi dei film americani, in pausa pranzo in giacca e cravatta, che si siedono sui gradoni di uno dei tanti grattacieli di Manatthan e immancabilmente si sporcano di senape la camicia inamidata.
Costo totale: 2$
Come ho già detto, in soli cinque giorni è stato difficile assaggiare tutto quello che invece avrei voluto provare.
Per questo motivo esistono le seconde volte!
Fra gli immancabili che non ho ancora depennato dalla mia lista, sicuramente la tipica bistecca americana, la cena barbecue in generale, uno dei tanti ristoranti messicani che affollano la città e, ovviamente, l’amato sushi.
Vi viene in mente altro?
* Quelle che vedete nell’articolo sono tutte foto scattate da me. Perdonatemi.
Che ne so, potevo prenderne in prestito di carine ma, a pensarci bene, queste rappresentano la mia vera me: tanta voglia di mangiare, subito. Senza dover perdere tempo con le foto. Migliorerò.
Da grande vorrei viaggiare e scrivere di viaggi, nel frattempo provo a viaggiare e a scrivere di viaggi. Social Media Specialist, Travel Blogger e Founder di diquaedila.it
Stefania, nata a Milano, città con la quale ho un rapporto di amore/odio.Ora vivo in Olanda con la mia famiglia!
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