Per la prima volta nella mia vita sono partita con un tour organizzato. L’ho fatto in corrispondenza del mio viaggio di nozze ma non c’è stato un motivo in particolare che mi abbia spinto verso questa scelta.
Forse, per una volta, mi sono concessa il lusso di partire leggera, con qualcuno che avrebbe pensato al posto mio ai vari spostamenti e ai pernottamenti.
Io adoro i viaggi fai da te, on the Road. Mi piace costruire l’itinerario tappa dopo tappa, crogiolarmi nel piacere dell’attesa e immaginarmi quello che sarà per poi assaporarne lentamente il gusto, lasciarmi sorprendere dall’imperfezione della realtà.
Ad onor del vero devo anche dire che io sono una pessima organizzatrice, nonché viaggiatrice atipica: odio perdermi nei dettagli tipo prenotazioni varie (hotel, aerei, mezzi di trasporto), informazioni sul tasso di cambio e altri tecnicismi vari. Sono una fatalista cronica.
Fortunatamente chi viaggia con me è più concreto, quindi va a lui tutto il merito per la riuscita organizzativa.
Fosse per me voterei per il teletrasporto. Uno schiocco di dita e puf, eccoci arrivati a destinazione.
Mi definisco una viaggiatrice impazzita perché vorrei vedere tutto ma al contempo adoro i viaggi lenti, non sopporto avere pressioni. Adoro fare foto e trovo un significato, un’espressione degna di interesse anche là, dove il più delle persone tirerebbero dritto senza fermarsi.
Per questo, un grosso limite del tour organizzato è per me il fatto che non si possa decidere individualmente le proprie tempistiche.
Ad esempio, mi è capitato durante il tour del Perù che l’interesse comune non fosse paragonabile minimamente al mio. Ci siamo alzati di buona lena una mattina, ben prima che l’alba facesse capolino e abbiamo affrontato un viaggio di 10 ore a bordo di un pullman. Fermate concordate preventivamente ogni ora e mezza per la cosiddetta sosta idraulica, come dicono loro. Stop ai vari super market per munirsi di crackers e qualche biscottino, acqua, souvenir e chissà che altra diavoleria.
Fermata al point of view di turno: giusto 5 minuti per scattare le dovute foto e poi via ancora sull’autobus a godere dell’ormai famigliare aria viziata. Solite battute e raccomandazioni sull’importanza di proteggere il passaporto a costo della propria vita.
Come se fosse il primo viaggio della vita.
Ad un certo punto mi sono quasi convinta che avrei perso i documenti prima della fine del viaggio.
In quanto a me, le mie gambe hanno iniziato a scalpitare dopo le prime due ore, quando insofferente schiacciavo il naso contro al finestrino, impotente per il fatto di non potermi fermare qui e là a scattare foto dove mi pareva, per non potermi sedere sull’erba, toccare il terreno e respirare aria diversa da quella che di solito respiro.
Annusare! Io annuso tutto, ho un forte olfatto che mi porta a catalogare i ricordi in base ai profumi, agli odori. Non ridete, è che io proprio sono strana, forse è per questo che trovo tanti limiti al viaggio organizzato: non mi faccio fotografare vicino ad ogni monumento o scultura che il più delle volte quando torni a casa non ricordi cosa sia. Non mi piace mettermi in posa e preferisco di gran lunga stare dietro l’obiettivo.
Ci sono rimasta di stucco per non aver potuto ammirare, se non dal finestrino del bus, la coloratissima baraccopoli di Lima, la povertà delle catapecchie costruite nella pampa lungo la strabiliante Panamericana, una strada che si sviluppa lungo la costa pacifica del continente americano lunga più di 25 mila chilometri.
Avrei voluto documentare meglio il periodo di campagna elettorale, espressione lampante che spicca tra le mura scalcinate del deserto. E poi i tanti paesini polverosi che la nostra guida si ostinava a marchiare come espressione massima della povertà del Perù, ma che per me sarebbero stati essenziali per capire la realtà di una popolazione, al di fuori di ciò che può percepire un turista su un bus con aria condizionata.
Ho odiato (ma mi ha fatto anche un po’ sorridere) la sveglia programmata ogni mattina: puntualmente il telefono della stanza d’albergo trillava impazzito provocandomi un forte mal di testa. E il mal d’altitudine, giuro, qui non c’entra nulla.
Dopo i primi giorni ho sviluppato una sorta di riluttanza interna che puntualmente mi faceva svegliare qualche minuto prima che questa suonasse. Chiamatelo orgoglio biologico.
Ho fatto fatica ad adattarmi ai ritmi di un gruppo misto, di ogni età, con ognuno le proprie esigenze che molte volte andavano al di là della democrazia. Il punto è che non siamo tutti uguali, e a sapersi adattare a volte si finisce come con un boomerang, cioè a soccombere alle esigenze di chi è abituato agli agi di una vacanza ovattata. Cosa che né io né chi viaggia con me andiamo cercando, senza ovviamente togliere niente a nessuno.
Il risultato è che sono sempre stata l’ultima della fila, quella che quasi quasi si perdeva e finiva per ascoltare mezza spiegazione.
Preferivo rincorrere il sorriso sdentato di una vecchina vestita con pittoreschi abiti locali, o beccarmi i borbottii bonari di un venditore ambulante che non ne voleva sapere di essere fotografato, che fare la parte della scolaretta puntigliosa. Eppure le spiegazioni mi interessavano e in qualche modo sono riuscita sempre a rimediare e portare a casa il mio bel bagaglio. Una cosa e certa, se ci fosse stata una pagella del turista perfetto, io sarei stata rimandata a settembre.
Ancora, non sopporto l’ossessione per i pasti concordati, io adoro fiondarmi in localini scelti a caso; così, perché mi va, mi ispira. Mangio per strada e piuttosto passo la notte fra imodium, letto e bagno.
Ma un viaggio organizzato non ha solo contro, anche se credo che nel limite del possibile non ne ripeterò.
– Le tempistiche sono quasi sempre rispettate e non c’è necessità di cercare mezzi di trasporto e corrispondenze che farebbero perdere molto tempo prezioso, soprattutto quando i giorni a disposizione sono contati.
– Sono molte le informazioni che vengono date, soprattutto nel caso in cui si incontrino guide che fanno questo mestiere per pura passione. Io ho avuto la fortuna di incontrarne una che ci ha trasmesso tutta la voglia di approfondire gli argomenti trattati.
– In caso di bisogno e assistenza si può sempre contare su qualcuno come punto di riferimento, soprattutto chi ha più esperienza in fatto di usanze locali.
– Quando meno te lo aspetti, in mezzo ai casi umani che il destino riserva, si incontrano persone che pare siano amici da sempre. Parlo di quei casi in cui le vicende quotidiane uniscono, costretti come si è a stare fianco a fianco di altri. È qui che nascono dei rapporti di pura sintonia fatti di racconti, esperienze, storie di vita diverse. E il viaggio prende una forma più umana e ti dona quei ricordi che non svaniranno.
Probabilmente nel corso di questi giorni ve ne racconterò qualcuno.
E voi, siete più per i viaggi organizzati o per il puro fai da te?
Da grande vorrei viaggiare e scrivere di viaggi, nel frattempo provo a viaggiare e a scrivere di viaggi. Social Media Specialist, Travel Blogger e Founder di diquaedila.it
Stefania, nata a Milano, città con la quale ho un rapporto di amore/odio.Ora vivo in Olanda con la mia famiglia!
Da grande vorrei viaggiare e scrivere di viaggi, nel frattempo provo a viaggiare e a scrivere di viaggi. Social Media Manager, Web writer e Travel Blogger.
Il mio blog nasce dalla paura di viaggiare, ve l'ho mai detto?! Ecco cosa posso fare per te
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Ci sono 10 commenti
La pensiamo uguale in una maniera impressionante! Anche io in un articolo ho scritto quasi le stesse cose! Ti capisco benissimo!
Ci sono diverse tipologie di viaggi organizzati.
Quelli che ti obbligano a far parte di un gruppo anche consistente e che chiaramente non lasciano libertà di movimento.
Ma ci sono viaggi organizzati “su misura e su base individuale ” (oggi molto richiesti da coppie, gruppetti di amici, famiglie, ecc..) che ti forniscono un’organizzazione di base lasciandoti una certa libertà di movimento che hai deciso tu.
Ma parliamo anche dei viaggi stra-ordinari, secondo me i più affascinanti, in ambienti difficili e bellissimi, dove non c’è turismo e non ci sono di conseguenza strutture turistiche a cui appoggiarsi, parliamo di quei circuiti come ad esempio le traversate in fuoristrada che implicano il montaggio di campi tendati, pasti al campo, viveri e acqua al seguito ecc… senza una logistica il viaggio fai da te in questi casi lo vedo un po’ difficile da realizzare… Oltre al fatto che devi sapere a CHI AFFIDARTI SUL POSTO per non trovarti magari bloccato o perso in mezzo al deserto dancalo o alla foresta amazzonica o ai deserti d’alta quota con la macchina in panne o senza acqua. Dipende dal viaggio…
Ciao Stefy, questo articolo è stupendo! Hai centrato tutti i punti salienti/dolenti del nostro viaggio ma, soprattutto, mi ha colpita particolarmente perché mi sembrava fosse scritto da Eugenio! Devo dire, per quel che mi riguarda, che nonostante tante cose mi andassero un po’ strette, ho cercato di adattarmi alle esigenze del gruppo…non disegnando invero le “comodità” di un viaggio organizzato così perché arriva alla fine di un periodo di stress come quello che precede il matrimonio e scelto anche per non “perdere” i preziosi giorni di ferie a disposizione per visitare un Paese così grande, pieno di bellezze da vedere e nel quale difficilmente ritorneremo…Un bacione!
Ciao Ale, Che piacere risentirti! Hai ragione, so benissimo di che parli! Il viaggio organizzato ha fra i pregi la tranquillità di non dover pensare agli spostamenti. In questi giorni sono in giro per il Messico e mi sposto con gli autobus locali: non è facile! Fra ritardi e mancate info probabilmente ci stiamo perdendo qualcosa… Ma il bello è la soddisfazione che deriva dalle proprie scelte. Dipende dai gusti 😉 bacio e saluta Eugenio
No io non ce la posso fare! Perché faccio fatica, come te, a stare ai tempi dettati da altri, a non fermarmi quando voglio e dove voglio ecc ecc.
Soprattutto se si tratta di andare in un luogo dove forse non tornerò più.
Però ti capisco perché durante il viaggio di nozze non si vogliono storie. E anche noi, che di solito organizziamo tutto in fai da te, per il viaggio di nozze ci siamo affidati ad un’agenzia turistica. Il viaggio era personale ma organizzato da loro e a volte ne ho sofferto.
un abbraccio e ben tornata
Eli
Proprio così Ely 😉
Ciao Stefy!
Innanzitutto bentornata!
Beh, io solo una volta ho preso parte ad un viaggio organizzato e posso dire che sì, i ritmi sono scanditi dal tour e dai tempi prestabiliti, ma non c’è l’ansia di sbagliare qualcosa, di saltare qualcosa, di perdere qualcosa.
Insomma, ci si sente “protetti”. Mancherà il brivido, ma non si può avere tutto dalla vita! 😀
Io sono sempre a favore dei viaggi fai da te, ma non voglio demonizzare quelli organizzati anche perchè, come tu hai detto, si fanno amicizie che probabilmente non riusciresti a instaurare se viaggiassi diversamente.
Quindi? Secondo me è andata benissimo. Ti sei goduta il viaggio, ci hai mostrato foto splendide… e io aspetto le altre
Ciao Manu!
Grazie per essere passata. Si dai, in fondo il viaggio è andato bene e poi quei posti… sono davvero BELLISSIMI!
Ieri sera ho finito di scaricare tutte le foto e sono in attesa di pubblicarle, mi è venuto il magone
Un bacione
Ciao Stefania,
sono d’accordo che i viaggi organizzati ” specialmente quelli di gruppo condiviso” non ti permettono una piena libertà di scelta come soste, deviazioni ect. ect…però in alcuni destini non resta opzione…in realtà il Perù risulta un paese non ancora pronto per il fai da te…anche se devo dire che sono tanti che scelgono questa opzione…ma va bene per coloro che si preparano con lungo anticipo, che studiano il paese e ciò che desiderano conoscere davvero…però la fregatura e il pericolo di furti sono sempre dietro l’angolo…e sono molti che hanno pagato servizi acquistati magari in piazza da agenzie volanti che poi spariscono. Se davvero vuoi conoscere alcune zone di un paese nella miglior forma e in tutta sicurezza, non resta che un viaggio su misura e in servizio privato…le tempistiche sono diverse e il viaggio viene formulato sulla base precise delle propie esigenze…ovviamente la conoscenza dell’operatore”locale” potrà sempre consigliarti al meglio. L’unico problema risultano costosi per 2 partec…però già da 4 persone il costo scende molto…insomma più siamo meno paghiamo…viaggi su misura di formulano anche per gruppi…cosa che facciamo dal 1996. Sono contento che tu abbia conosciuto il magico Perù…ci sarebbe molto da dire e parlare del tema…ma meglio viverlo il Perù per capirlo…ma 15 giorni non bastano sicuramente. ciao
Michele M.
Ciao Michele,
grazie davvero per il tuo intervento. Diciamo che il mio discorso esula un po’ dalla destinazione specifica… mi ha fatto riflettere il Perù perché è l’ultimo viaggio organizzato al quale ho preso parte. Come dici tu, sono d’accordo sul fatto che alcuni paesi non siano ancora totalmente pronti per un viaggio in solitaria ma molte volte prima di partire è bene avere in mente le proprie esigenze, come si vuole affrontare il viaggio, che tipo di cose interessano e, perché no, i propri limiti.
Dopotutto non è detto che io sia interessata ai lati più “turistici” di un paese.
Hai toccato un tema caldo che è quello della sicurezza e io sono veramente d’accordo con te. Nonostante tutto credo che un viaggiatore che si informa in modo corretto sia capace di stabilire quali sono i principali rischi che corre nel paese che andrà a visitare. Io cerco spesso pareri di locali ancor prima di partire e mi faccio dare molti consigli, per me è molto preziosa la condivisione, con quella si può arrivare davvero lontani.
Infine ti dico: sono d’accordo anche sul fatto che 15 giorni non bastino, non bastano per conoscere una città… figuriamoci il Perù intero. Ma le mie prime impressioni, quelle si che valgono… saranno anche quelle di una turista ma in fondo c’è una prima volta per tutto.
Grazie ancora
Stefania
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