Arrivo a Lima dopo undici lunghe ore di aereo, atterro di sera e il buio che qui è già sceso da un po’ non rende subito l’idea del perché la capitale del Perù venga chiamata in questo modo: la strana città triste.
Io, benché stanca, non sono affatto triste e appena posate le valigie, brindo con il mio primissimo Pisco sour alle tre settimane di tour che mi aspettano, un’immensità di giorni a disposizione per scoprire luoghi che da sempre mi affascinano.
Il Pisco dà subito alla testa, decidiamo di uscire alla scoperta di Lima di sera con quell’aria frizzante che mi farà pentire di avere con me solo un leggero copri spalle. Dopotutto qui è inverno e bensì le temperature non scendano al di sotto dei 15 gradi e l’umidità si senta tutta, una volta finito l’effetto dell’alcol mi trovo a rabbrividire.
A Lima ci siamo rimasti un giorno e una manciata di ore, ma da quello che ho potuto notare è una città che combatte degnamente con la costante garua, quella fitta nebbiolina che l’avvolge otto mesi l’anno e che fa vivere gli abitanti in uno stato di foschia costante. È vero dunque ciò che si dice di lei, è sul serio una strana città triste a causa del suo grigiore insistente.
A Lima l’inverno inizia il 21 giugno e da quel momento in poi gli abitanti si arrendono a quattro mesi senza sole e a respirare un’aria con un buon 80% di umidità.
Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, guardando il cielo, qui a Lima non piove mai, c’è solo la garua. È praticamente impossibile che Lima si allaghi, infatti girando per le strade si può notare che non esistono tombini.
Lasciando per un attimo da parte il grigiore di Lima bisogna dire, ad onor del vero, che ho notato arrivando con il pullman dall’aeroporto questa architettura strana, fuori da ogni sorta d’immaginazione: casinò e locali illuminati ovunque, neon danzanti, kentucky fried chicken, burger king; un folcloristico sfarzo a corredo delle strade talvolta povere e dissestate come a sfidare la monotonia di un cielo di latta che neanche il sole delle ore di punta può bucare. Insomma, a Lima ci trovi di tutto e non mancano gli angolini improvvisati dediti allo street food.
Avvicinandosi al centro, l’atmosfera cambia ma con un unico costante denominatore: il traffico. Grossi serpenti di auto premono per avanzare un passo alla volta e suonano in continuazione.
Si, perché in Perù suonano perennemente il clacson come se avessero la mano incollata al volante e con questo volessero comunicare. A Lima, ma soprattutto in altre cittadine peruviane di cui vi parlerò presto suonano, suonano e suonano, anche solo per avvisare della loro presenza.
A mio parere la parte che merita in assoluto di più a Lima è il quartiere Miraflores posizionato fronte mare, dove sulle cime frastagliate a picco sull’oceano hanno costruito un centro commerciale (Larco) con ristorantini dalla vista spettacolare.
Uno dei particolari che più mi ha colpito è la vista a perdita d’occhio sull’oceano, le sue creste spumose che si infrangono sulle rocce e tanti puntini neri che a vederli strabuzzi gli occhi: ci vuole qualche minuto per mettere a fuoco che si tratta di surfisti che cavalcano le onde impetuose di un’acqua così grigia da non capire dove finisca ed inizi il cielo.
Ma veniamo alle cose concrete, vi elenco alcune cose che più mi sono piaciute e che, secondo me, non dovreste assolutamente perdere a Lima?
Edificio abitato ancora oggi dai monaci e che venne raso al suolo da un potente terremoto nel 1746 ( qui il terremoto è una costante, ci si trova nella cintura di fuoco).
La cosa interessante è che questo Monastero venne ricostruito con materiali importati da altri Paesi, ad esempio noi abbiamo camminato su un pavimento fatto di alabastro proveniente dalla nostra Volterra. Il monastero di S.Francesco è in assoluto uno dei monumenti che mi hanno entusiasmato di più a Lima, pensate che al suo interno contiene delle catacombe che arrivano a a contenere a loro volta circa 70.000 ossa, una biblioteca che custodisce circa 25.000 testi antichi alcuni anteriori alla conquista.
A Lima si riva il must della cucina peruviana di cui vi ho parlato anche qui, perché troppe sono le cose da dire.
L’unica del Perù a non essere chiamata Plaza des Armas ma Plaza Mayor. Degli edifici originali non resta nulla ma al centro sorge una bella fontana costruita nel 1650. Guardandovi intorno vedrete il Palazzo del Governo, dove a mezzogiorno di ogni giorno si tiene il cambio della guardia.
Lima mi si è presentata così, sotto l’effetto di un Pisco sour dopo una decina di ore di volo è un centro commerciale composto a terrazze a strapiombo sull’oceano. Una delle parti in assoluto più belle di Lima per il suo panorama e i tanti ristorantini che propongono piatti ricercati. Siete nel quartiere Miraflores, faccia a faccia con l’oceano.
Il parco dell’amore o Amor Park venne inaugurato il 14 febbraio 1993, giorno di San Valentino e nel bel mezzo di questo parco c’è una scultura dedicata all’amore denominato ‘El beso’ dell’artista peruviano Victor Delfin. La scultura rappresenta due giovani amanti che si baciano. Tradizione vuole che le coppie di sposi si trovino qui dopo aver formalizzato il matrimonio, per concretizzare il loro atto con un bacio. Ogni 14 febbraio il parco si riempie di coppie che partecipano a ‘El beso màs largo’ (il bacio più lungo).
Un bellissimo edificio che mantiene la facciata barocca ma che venne al suo interno ricostruito più volte a causa dei diversi terremoti che, come ci ha detto la guida, qui in Perù devastarono le città. Questa non è una chiesa come le altre, contiene i resti di Pizarro, personaggio che ovviamente non è molto simpatico ai peruviani, ma che comunque fa parte della storia del Perù.
Chi di voi è stato a Lima e ha voglia di segnalare qualche altro bel posto?
Da grande vorrei viaggiare e scrivere di viaggi, nel frattempo provo a viaggiare e a scrivere di viaggi. Social Media Specialist, Travel Blogger e Founder di diquaedila.it
Stefania, nata a Milano, città con la quale ho un rapporto di amore/odio.Ora vivo in Olanda con la mia famiglia!
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Ci sono 6 commenti
ciao a tutti
volerò in perù il 2 di febbraio
starò a lima 2 giorni e poi in giro per tutto il paese fino ad arica in cile
vorrei chiedervi se sono necessari determinati vaccini e se voi li avete fatti o meno
la mia sola preoccupazione è questa inoltre nn so se potrei farli poichè sn già fuori dall’italia
grazie…
saluti
Ciao Sergio, io sono andata nel periodo di luglio e non avevo fatto alcuna vaccinazione.
Di solito serve se vai nelle zone amazzoniche o comunque se esci dai percorsi classici del Perù turistico, qual è esattamente il tuo itinerario? In giro ho trovato queste zone come segnalate:
Il rischio di Malaria – Pl. vivax (66%), Pl. falciparum (34%) – è alto in in 21 delle 33 regioni sanitarie. Sono a prevalente rischio di trasmissione del Pl. vivax le regioni di: Ayacucho, Cajamarca, Cerro de Pasco, Chachapoyas, Chanca-Andahuaylas, Cutervo, Cusco, Huancavelica, Junin, La Libertad, Madre de Diòs. La trasmissione del P.falciparum è segnalata a: Luciano Castillo, Loreto, Jaen, Piura, San Martin, Lambayeque, Tumbes e Ucayali. E’ segnalata la resistenza del Pl. falciparum alla Clorochina e alla sulfadossina-pirimetamina.
Per quanto riguarda la parte più innocua ma fastidiosa, i mosquitos, portati un repellente!
Sono capitato da te dopo aver scritto un analogo post sul Lima. A me ha colpito particolarmente il museo Larco Herrera che si trova a Puerto Libre.
Lima colpisce anche se ha un clima molto particolare!
Sono stato a Lima due volte e sempre con la garua. Nonostante questo a me piace e ci tornerei ben volentieri. Saluti, Manuel
Grazie Manuel,
Lima ha il suo fascino e sinceramente mi piacerebbe riuscire a vederla anche durante quei pochi mesi in cui la garua non c’è :).
La tua opinione contribuisce alla ricchezza del mio blog!
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