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Chateauneuf du Pape tra storia e territorio

Bellissime distese di vigneti a Chateauneuf

Bellissime distese di vigneti a Chateauneuf

Pochi vini al mondo possono vantare una storia secolare, lo Chateauneuf du Pape è uno di questi. La nascita di questo celebre vino francese è infatti strettamente connessa allo scisma ed alla cattività avignonese.
Nel 1305 Papa Clemente V decide di spostare la sede del papato da Roma alla città francese di Avignone a causa delle sommosse e delle dispute nobiliari che attanagliavano la città eterna. Come ben sappiamo alle persone che occupano posti di potere è sempre piaciuto bere vini di qualità, quindi il successore di Clemente V, Papa Giovanni XXII decise di costruire la residenza estiva di Chateauneuf du Pape ed impiantare i vigneti che oggi danno vita a questo famoso vino.
Benvenuti a Chateauneuf du Pape

Benvenuti a Chateauneuf du Pape

Oggi la AOC (DOC in francese) Chateauneuf du Pape si estende per oltre 3000 ettari nella zona francese del Rodano Meridionale. I  vini appartenenti a questa AOC possono essere ottenuti da un uvaggio di ben 13 vitigni differenti,  sia a bacca nera che bianca, e questo da modo ai vigneron di produrre il vino secondo la propria filosofia.

Come ho già scritto in altri articoli, un vino non è solamente uva e tecniche di cantina, ma è l’espressione di un terroir, cosa contraddistingue dunque il territorio in cui viene prodotto lo Chateauneuf du Pape?
Chi di voi un giorno avrà la fortuna di poter visitare questa regione della Francia noterà il bellissimo castello costruito da Giovanni XXII circondato da distese di vigneti ad alberello che affondano le proprie radici in veri e propri sassi, le galets roulés; questi ciottoli hanno la capacità d’immagazzinare il calore diurno e restituirlo durante la notte. Il clima di giorno è assolato e arido e il forte vento Mistral provvede a rendere l’aria ancora più secca e impedisce la formazione di muffe sulle uve mature. La notte invece è fresca per la vicinanza del Massicio Centrale. Le viti sono dunque sottoposte ad un grande stress idrico e ad ampie escursioni termiche tra notte e giorno e  in queste condizioni  le uve danno vini di grande struttura e ricchi di profumi.
Tra i tredici vitigni ammessi dal disciplinare i più utilizzati sono: Grenache, vitigno mediterraneo conosciuto come Garnacha in Spagna e Cannonau in Italia, che dona al vino alcol, morbidezza e bassa acidità; Syrah, diffuso maggiormente nella Valle delle Rodano Settentrionale incrementa colore, corpo e tannino; Mourvedre e Cinsault invece offrono freschezza, tannini morbidi e note fruttate. Lo Chateuneuf du Pape bianco è ottenuto soprattutto dai vitigni Grenache Blanc, Clairette, Roussanne e Bourboulenc che, insieme, creano un vino molto morbido con una buona nota alcolica, ottima sapidità anche se un po’ carente in acidità.

Lo scorso venerdì 10 febbraio il bravissimo Sommelier Guido Invernizzi ha guidato me e un piccolo manipolo di fortunati alla scoperta di questo territorio e dei suoi vini durante un’ottima cena-degustazione.  Sono stati assaggiati cinque vini Chateauneuf du Pape, due bianchi e tre rossi, accompagnati da due portate: risotto a tartufo nero e rognoncini di vitello alla moda di Digione.

Uno dei processi di produzione in una cantina di Chateauneuf du Pape

Uno dei processi di produzione in una cantina di Chateauneuf du Pape

Tra tutti, i due prodotti che si abbinavano meglio coi piatti proposti e che mi hanno maggiormente colpito all’assaggio sono stati:
Chateauneuf du Pape Blanc “Boisrenard” 2007 di Domaine de Beaurenard: di un brillante giallo dorato, al naso esprime note di frutta esotica matura, smaltate e di salmastro; in bocca invece la sapidità e la mineralità sono bilanciate da una grande morbidezza. Ottimo l’abbinamento col risotto al tartufo nero ma anche con preparazioni di pesce molto elaborate e saporite come ad esempio, per rimanere nel territorio, la Bouillabaisse.
Chateauneuf du Pape Rouge “Cuvée Etienne Gonnet” 2005 di Domaine Font de Michelle: bellissima tonalità rosso granato, ampio di ciliegie sotto spirito, prugna essiccata, fiori secchi, pepe, olive nere e barbabietola. Il gusto è caratterizzato da un’estrema morbidezza accompagnata da una potente nota alcolica e struttura che ben bilanciavano la succulenza e l’aromaticità dei rognoncini. Un vino di grande opulenza in grado di esprimersi ancora meglio con arrosti tartufati e selvaggina in salmì.
Una serata decisamente interessante per la qualità dei vini degustati e per l’ottima cucina con cui sono stati accompagnati e che è terminata con l’assaggio del Muscat de Beaumes de Venise, il vino dolce dei Papi, ma di questa straordinaria chicca vi parlerò in futuro, magari dopo un tour nella Valle del Rodano, una terra ricca di storia, cultura e… grandi vini!
Testo e foto: Gabriele Merlo
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Scritto da Stefania Pozzi

Da grande vorrei viaggiare e scrivere di viaggi, nel frattempo provo a viaggiare e a scrivere di viaggi. Social Media Specialist, Travel Blogger e Founder di diquaedila.it

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